Ecco un’altra questione su cui mi sembra importante riflettere. Al giorno d’oggi è meglio avere lo studio tecnico di progettazione interno o esterno all’azienda? Dipende. Diciamo che, a mio parere, se un’impresa arriva a progettare un massimo di due o tre prodotti nuovi ogni anno, allora forse non ha convenienza a mantenere un reparto R&D interno e farebbe meglio ad appoggiarsi a uno studio esterno.
In linea generale l’Italia è costituita da una piccola parte di aziende molto grandi che continuano a mantenere un ufficio di ricerca e sviluppo interno a cui ogni anno dovrebbero destinare un 5/6% di fatturato sotto forma di investimenti per farlo funzionare bene.
Il vero cuore della rete imprenditoriale italiana, però, è costituito da una moltitudine di piccole e medie imprese che, in buona parte, continuano a mantenere reparti di progettazione interni, nonostante in alcuni casi siano pressoché inattivi. Lo fanno per orgoglio, per prestigio, e anche perché comunque torna utile a tutti avere a portata di mano qualcuno che sia a completa disposizione in qualsiasi momento (approccio che ovviamente non potrebbero avere con uno studio esterno). Questo atteggiamento, però, rischia di portare a sprechi di denaro e di risorse se non tenuto sotto controllo con cognizione di causa.
Ma le cose non sono quasi mai bianche o nere e esistono una serie di sfumature che vanno tenute in considerazione. In buona parte dei casi, infatti, una collaborazione costruttiva tra progettisti interni e studi esterni diventa la strada migliore da seguire.
In MICROingranaggi, ad esempio, ci capita spesso di trovarci a collaborare con il reparto R&D di un’azienda. Questo perché, quando le competenze necessarie per sviluppare un determinato prodotto diventano molto specifiche, è utile che ci sia una figura interna (o un insieme di figure) che abbia una visione d’insieme e che sia in grado di coordinare il progetto nella sua totalità affidando ai vari specialisti (in ambito di meccanica, di elettronica, e così via) ciò che è di loro competenza.
A questo, poi, penso sia importante aggiungere un’altra considerazione. Un punto di forza che uno studio esterno come quello di MICROingranaggi ha è, a mio avviso, la multisettorialità. Noi motorizziamo dalla macchina del gelato sino a componentistica per aerospace. E, lavorando ogni giorno, ci rendiamo conto che ogni commessa ha delle necessità progettuali completamente diverse da quelle di un’altra. Il fatto, però, di avere la possibilità di fare esperienza in ambiti profondamente diversi fra loro fa sì che ci torni abbastanza semplice trasferire le idee da un settore a un altro anche quando ci troviamo ad a avere che fare con progetti profondamente diversi fra loro.
Diventiamo degli esperti del ‘perché’ e del ‘come’, mettendo in discussione tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento. Un atteggiamento, questo, più difficile da trovare in un tecnico interno di un’azienda che magari si è trovato, per gran parte della sua vita professionale, a lavorare su infinite varianti dello stesso prodotto.
Voi cosa ne pensate?