Vale la pena adottare gli standard del settore aerospace in altri comparti?

Estendere gli standard richiesti dall’aerospaziale ad altri comparti consente di avere un maggiore controllo dei processi, una maggiore sicurezza e affidabilità dei prodotti, e una qualità superiore del servizio offerto ai clienti. Ma, tecnicamente, anche costi aggiuntivi…

Quando impari a lavorare mantenendo standard qualitativi elevati, ad esempio perché richiesto da un settore specifico, acquisisci la capacità tecnica di applicarli anche a procedure destinate ad altri comparti, inclusi quelli che non ne hanno necessariamente bisogno. Ma ha senso farlo?

Secondo noi sì, ma – come spesso accade – ci sono pro e contro da considerare.

Qualcuno di voi forse ricorderà che lo scorso anno – più o meno di questi tempi – abbiamo ottenuto la certificazione UNI EN 9100 per il settore aerospaziale e della difesa, ultimo ultimo tassello del nostro percorso di specializzazione in questo ambito.

La UNI EN 9100 prevede sostanzialmente l’integrazione di controlli più rigorosi rispetto ad altri settori su attività, processi e materiali, con l’obiettivo di garantire la massima qualità, sicurezza e affidabilità dei prodotti, riducendo al minimo i rischi e assicurando la conformità ai rigorosi requisiti del settore aerospaziale.
Quindi – ci siamo chiesti – avendo già stabilito e integrato queste procedure nella nostra operatività quotidiana, perché non applicarle anche allo sviluppo di commesse per altri comparti?

Estendere gli standard richiesti dall’aerospaziale ad altri settori consente di avere un maggiore controllo dei processi, una maggiore sicurezza e affidabilità dei prodotti, e una qualità superiore del servizio offerto ai clienti.

Al tempo stesso, però,

estendere gli standard richiesti dall’aerospace ad altri settori comporta anche dei costi aggiuntivi, che inevitabilmente si riflettono sul prezzo finale di ciò che si vende.

Aggiungere valore a un prodotto, che non richiede tale valore aggiunto, comporta il rischio di proporre un prezzo fuori mercato. Un costo che i clienti potrebbero non essere disposti a pagare.
Ci sono, tuttavia, due aspetti importanti da considerare.

Partiamo dal PRIMO. Ogni settore è caratterizzato da una quantità infinita di prodotti, l’uno diverso dall’altro. La realizzazione di alcuni di questi magari non richiederà standard qualitativi eccessivamente elevati, ma chi ha detto che in agricoltura, per fare solo un esempio, non esistano componenti per i quali l’affidabilità e la cura costruttiva non siano fortemente necessari, quasi al pari dell’avionico?

E poi, SECONDO aspetto, se una determinata procedura – seppur necessaria per il raggiungimento di standard qualitativi elevati – per la mia azienda diventa standard, è molto probabile che alla fine mi costerà tanto quanto mantenere più procedure diverse a seconda del settore di riferimento. E allora tanto vale adottare quella che mi porta a raggiungere standard qualitativi più elevati. Siete d’accordo?

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