Sento la necessità di tornare, ancora una volta, sul tema del controllo qualità. E in particolare sulla percezione che si ha di questo concetto nel nostro settore.
Mi spiego meglio. In linea generale le aziende manifatturiere di piccole dimensioni vedono il controllo qualità come un passaggio indispensabile perché richiesto dalla clientela. Molte di queste stesse realtà si trovano, di conseguenza, a fare investimenti significativi per l’acquisto di macchine utensili tecnologicamente molto avanzate perché, a parer loro, sono sufficienti a garantire un livello qualitativo molto alto dei prodotti.
Come ho già detto, infatti,
è usanza comune ritenere che basti avere una macchina moderna e tecnologicamente avanzata per produrre pezzi di alta qualità.
Opinioni di questo genere, però, sono proprie di un tempo ormai passato, anzi passato remoto! E a mio parere sono assolutamente errate.
Non bastano macchinari di ultima generazione per ottenere un livello qualitativo elevato della produzione. È necessario invece dotarsi di strumentazioni adeguate anche per il controllo qualità.
E poi c’è un altro aspetto che ritengo estremamente importante.
Nel momento in cui immettiamo un prodotto sul mercato, siamo responsabili degli eventuali danni che possiamo arrecare nel caso di non conformità.
Pur non essendo la persona giusta per parlare di aspetti legali, credo inoltre sia opportuno evidenziare che il danno in questione non deve mai essere considerato proporzionato al valore del bene venduto. Non vale infatti la regola, come purtroppo sostengono alcuni colleghi, che a fronte di danni provocati da un prodotto difettoso venduto a pochi euro non si possano chiedere risarcimenti milionari. Questo a mio avviso è un concetto completamente sbagliato.
In sostanza dobbiamo tenere bene a mente che controlli di qualità ben eseguiti e soprattutto documentati sono, oltre che un beneficio importante per i nostri clienti, un ‘sistema di sicurezza‘ prima di tutto per noi produttori, perché possono diventare la nostra ancora di salvezza nel caso di contestazioni. E il Codice Civile lo conferma.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate in proposito.
Quanto siamo responsabili di ciò che immettiamo sul mercato?
E poi: un eventuale danno deve o non deve essere considerato proporzionato al valore del bene venduto?