Ha senso optare per la certificazione specifica del proprio settore, senza rinnovare la ISO 9001?

In alcuni casi sì. O, quantomeno, potrebbe non essere così sbagliato fare un ragionamento di questo genere. Ma “solo” in presenza di almeno una di queste due variabili…

Domanda:

potrebbe avere senso, secondo voi, ottenere la certificazione specifica del proprio settore (ad esempio la UNI EN ISO 9100 per l’aerospaziale) senza rinnovare la ISO 9001, dato che i suoi standard sono già inclusi e ampliati nelle normative settoriali?

Quesito da un milione di dollari, mi verrebbe da rispondere. Soprattutto perché è difficile dare un’opinione a riguardo senza scendere nella banalità, visto che non sono disponibili sufficienti dati a conferma di questa tendenza.
Siccome però qualcuno mi ha fatto riflettere su questo tema, sento il dovere di approfondire la questione e condividerne alcune considerazioni.

La prima cosa che posso dire è che – a logica –

potrebbe non essere così sbagliato fare un ragionamento di questo genere.

Ma perché lo dico? Perché quando un’azienda implementa un modello di organizzazione e gestione, ne avvia il percorso di certificazione e assimila tutte le logiche della UNI EN ISO 9001, diventa quasi naturale che decida di puntare a un livello specifico o specialistico (qui rischiamo di entrare nel campo delle congetture), passando, per riprendere l’esempio di prima, alla UNI EN 9100 per l’Aerospace, esattamente come MICROingranaggi ha fatto qualche tempo fa.

Ora,

dal momento che le certificazioni settoriali integrano generalmente i requisiti della UNI EN ISO 9001 con richieste specifiche su aspetti che, in un sistema di qualità ordinario, rimangono sfumate o in secondo piano, potrebbe effettivamente sembrare superfluo rinnovare anche la ISO 9001 quando si opta già per il rinnovo periodico di quella specifica del settore.

Quello che invece ritengo poco opportuno, poiché rischia – secondo me – di essere un “salto più lungo della gamba”, è iniziare un iter di certificazione partendo direttamente da quella specifica del proprio settore. Partendo, solito esempio, dalla UNI EN ISO 9100 invece che dalla 9001.

Quindi, ricapitolando…
Come scrivevo qualche settimana fa, l’esigenza di sviluppare un sistema di gestione secondo norme ISO deriva, in genere, da due necessità. Da un lato è il mercato di riferimento a richiederlo. Dall’altro, caso più raro, è l’imprenditore che, trovandosi dinnanzi a situazioni caotiche (per utilizzare un eufemismo), decide di adottare un approccio organizzativo/gestionale, che si concretizza attraverso l’implementazione di metodiche formalizzate nelle norme ISO.

In questi due casi, però,

scegliere di optare per la certificazione specifica del proprio settore decidendo, al contempo, di non rinnovare la certificazione ISO 9001 può, secondo me, essere ragionevole “solo” in presenza di almeno una di due variabili.

La PRIMA è legata al fattore tempo.

Rinnovare una sola certificazione, invece di due, può infatti rivelarsi un risparmio in termini di tempo (e anche di costi).

La SECONDA ragione è invece legata a una forte specializzazione della propria attività in un settore specifico.

Quindi quando, in altre parole, un’azienda decide di lavorare esclusivamente con clienti di un determinato settore.

Al di fuori di queste circostanze, credo seriamente che compiere questo tipo di scelta possa rivelarsi un azzardo, poiché la ISO 9001 permette a un’organizzazione di acquisire e consolidare tecniche e logiche di gestione caratterizzate da una valenza generale (penso, per esempio, alla gestione del processo di vendita, del processo di acquisti, e via dicendo), senza quindi doversi cimentare con specificità di settore (come la gestione avanzata delle analisi di processo quali carte di controllo, analisi statistiche, impiego di tecniche – tools in gergo – di misurazione delle prestazioni, e così via) che possono essere non agevoli da metabolizzare senza prima aver creato una base.

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