Perché sono così poche le donne che si avvicinano al mondo della meccanica?

A sollevare la questione è Antonella Silvagni, che in MICROingranaggi si occupa proprio di risorse umane. “Poche ragazze iniziano percorsi di studio in istituti tecnici”, ha spiegato. “E questo, a parer mio, è un vero peccato, soprattutto se penso alla carenza di personale tecnico con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno”.

Che storicamente il comparto della meccanica sia prettamente maschile è un dato di fatto. In MICROingranaggi suppergiù un quarto del personale è composto da donne, ma si tratta di figure professionali non tecniche. A sollevare la questione è Antonella Silvagni, CFO dell’azienda, nonché responsabile delle risorse umane, che abbiamo sentito per avere una sua opinione proprio su questo tema.
“Il settore della meccanica è tuttora prevalentemente maschile”, ha infatti confermato. “Per quel che riguarda nello specifico la nostra realtà, difficilmente abbiamo occasione di inserire personale femminile in ruoli tecnici, ma non per mancanza di volontà in questa direzione (anzi!). Il discorso è a monte: poche ragazze iniziano percorsi di studio in istituti tecnici. E questo, a parer mio, è un vero peccato, soprattutto se penso alla carenza di personale tecnico con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno”.
Ma come mai sono così poche le ragazze che si avvicinano al mondo della meccanica?

Una delle ragioni va ricercata nella percezione comune che le professioni legate al mondo della meccanica si addicano maggiormente a un uomo, il che finisce per scoraggiare molte donne a intraprendere la propria carriera in questo settore.

Secondo Antonella potrebbe sicuramente essere fatto di più affinché ciò non accada. “Come mentalità è brutto pensare che nel 2023 ci siano ancora delle preclusioni così forti”, ha proseguito. “Visto che siamo di fronte a una reale necessità di figure tecniche specializzate, io penso che forse il mondo della formazione potrebbe spingere di più affinché siano anche le donne a prendere questa strada. Voglio dire che se l’orientamento verso le materie tecnico-scientifiche fosse sviluppato meglio, magari anche con un focus particolare per l’ambito femminile, chi lavora nel mondo della meccanica, così come in larga parte anche nel manifatturiero in Italia, forse ne avrebbe maggior beneficio”.

“Non voglio fare una distinzione fra le capacità che un uomo e una donna possono avere”, ha tenuto inoltre a precisare Antonella, “anche perché siamo ben consci del fatto che sia la persona, con le sue competenze e il suo approccio, a fare davvero la differenza sul posto di lavoro, indipendentemente dal sesso. Il discorso che voglio fare è più concreto e anche numerico, se vogliamo: se un maggior numero di donne di avvicinasse al mondo della meccanica, crescerebbe indubbiamente anche il bacino di personale tecnico specializzato tanto ricercato dalle imprese”.

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