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Dal settore Punti di vista

È giusto far pagare campionature e prototipi?

Dipende. In ogni caso il cliente sconosciuto (o quasi) che si presenta chiedendo (se non addirittura pretendendo) campionature gratuite non fa una buona impressione. Sbaglio?

Ecco un’altra questione su cui mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista. Perché il dubbio è quasi amletico.

È giusto far pagare campionature e prototipi?

Come ben sappiamo, lavorare in una industria manifatturiera (penso per esempio alle aziende del settore della meccanica come MICROingranaggi) significa avere a che fare con campionature e prototipi.
Campionature di prodotti a catalogo o a scaffale per esempio, come viteria, guarnizioni, lubrificanti, componenti commerciali e via dicendo. Ma anche campionature dei vari trattamenti, come quelli termici o galvanici, o come le verniciature eccetera. E, ancora, campionature e prototipi di lavorazioni a disegno, quindi di lavorazioni a cnc, stampaggi, lamiere e così via.

Ora se ci soffermiamo sulle prime due categorie (quindi prodotti standard o trattamenti), decidere di non far pagare una campionatura a un cliente può avere un senso ed è una scelta più che ragionevole in termini commerciali.
Ma se pensiamo a prototipi di lavorazioni a disegno, il discorso cambia. E cambia perché dobbiamo considerare – sempre e in ogni caso – l’impiego di ore di lavoro (parecchie ore lavoro) per la realizzazione di tali prototipi. Mi riferisco per esempio alla preparazione delle schede di lavorazione, dei cicli e dei programmi; ma anche all’impegno degli operatori per i piazzamenti macchina (che a volte richiedono uno sforzo notevole, interrompendo la normale programmazione), e al coinvolgimento degli addetti al controllo qualità per le misurazioni.

Quindi arrivo al punto.

Se un cliente chiede una campionatura o un prototipo prima di affidarci una commessa, è giusto farglieli pagare?

Istintivamente verrebbe da dire che una campionatura gratuita è sempre una buona carta commerciale da giocare con un nuovo cliente, oltre che anche il segno distintivo di un servizio attento e premuroso. Ma attenzione, perché, se ci ragioniamo più a fondo, ci sono possibili risvolti negativi da non sottovalutare.

Primo fra tutti che il cliente possa sminuire l’impegno che ci è voluto per realizzare un prototipo e, di conseguenza, anche il valore di quello che gli sto offrendo. “Se mi fornisce i campioni gratuitamente”, potrebbe pensare, “significa che li ha fatti in 10 minuti”.
Ragionamento che, nella gran parte dei casi, è ben lontano dalla realtà.
Andando in giro per clienti, mi è capitato spesso di trovare tavoli con numerose campionature, in molti casi presenti soltanto perché gratuite, e quindi nemmeno provate e testate.

E poi c’è un’altra questione tutt’altro che banale.

Ma perché mai un cliente dovrebbe chiedere una campionatura gratuita? Pur sempre di un lavoro a tutti gli effetti si tratta. Un lavoro costato tempo e denaro.

Perché un conto è chiedere che il costo della campionatura venga scontato parzialmente o interamente nel caso in cui poi la commessa andasse in porto. Un altro è chiedere la campionatura gratuita a prescindere e senza che ci sia poi la certezza di un ordine nella fase successiva.

Morale…
La mia opinione è che non ci sia un vera e propria regola valida sempre e comunque, perché ogni caso andrebbe valutato a sé.
Personalmente, però, il cliente magari sconosciuto (o quasi) che si presenta chiedendo (se non addirittura pretendendo) campionature gratuite non fa una buona impressione. Sbaglio?

 

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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